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Abitudini Salutari con i Piccoli Cambiamenti: La Guida 2026

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Nel 2026 non siamo meno informati di dieci anni fa. Siamo più stanchi. Stanchi di consigli irrealistici, di buoni propositi che durano lo spazio di un lunedì mattina o di un 2 gennaio, di modelli di produttività che chiedono sempre di fare di più, meglio, più in fretta. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sappiamo cosa ci farebbe stare bene, ma continuiamo a rimandare.

Il cortocircuito non sta nella mancanza di disciplina, ma nell’idea stessa di cambiamento che ci è stata venduta: grande, radicale, totalizzante. Troppo. E infatti fallisce.
Negli ultimi anni, però, qualcosa si è incrinato in questo racconto. Sempre più ricerche, ma anche sempre più esperienze concrete, mostrano che il cambiamento che funziona non nasce dagli strappi, ma dalla continuità. Dai gesti piccoli, ripetibili, compatibili con la vita vera.

È su questo terreno che si muove il lavoro di Stefania Brucini, una delle voci più autorevoli oggi in Italia quando si parla di abitudini, tempo e benessere sostenibile. In questo articolo ci faremo guidare dalla Productivity Coach, Designing Your Life Coach (metodologia sviluppata dai professori di Stanford Bill Burnett and Dave Evans) e Founder di Simple Tiny Shifts® per scoprire come piccoli semplici cambiamenti possano dare un boost essenziale per smettere di procrastinare.

Brucini è anche autrice dei podcast Valorizza il tuo tempo e Un passo al giorno, che hanno superato in totale più di quattro milioni di ascolti, raggiungendo i primi posti nella categoria Salute e Benessere su Apple Music. Un dato che racconta più di molte definizioni: il tema è sentito, il bisogno è reale. Il suo percorso professionale nasce lontano dai mantra motivazionali. Venti anni di esperienza nell’organizzazione di eventi e nel coordinamento di team complessi le hanno fornito una materia prima concreta: persone competenti, piene di idee, spesso bloccate non dalla mancanza di talento, ma dall’incapacità di tradurre le intenzioni in azioni quotidiane.

Immergiamoci in questa chiacchierata con Lei e preparati a capire come i piccoli cambiamenti quotidiani salveranno!

Perché il “Non Ho Tempo” Sabota le Nostre Abitudini Salutari

Nel 2026 il “non ho tempo” resta l’alibi più trasversale e resistente, una formula comoda che assolve e deresponsabilizza, spostando il problema fuori da noi. Stefania Brucini lo legge come, «una forma di procrastinazione socialmente approvata che ci solleva dal senso di colpa: non siamo pigri o disorganizzati, è il tempo che manca. Dire di non averne in qualche modo ci solleva perché ci deresponsabilizza. È come dire che non possiamo farci nulla, quando in realtà gran parte di ciò che viviamo dipende da scelte, spesso inconsapevoli, su come impieghiamo le nostre ore».

Un riflesso culturale prima ancora che organizzativo: non è la quantità di ore a mancare, ma la qualità delle scelte con cui vengono riempite. Dietro l’agenda sempre piena si nascondono micro-decisioni quotidiane come il lavoro accettato senza porre dei limiti allo scorrere automatico sui social che finisce per sabotare le abitudini salutari e il tempo personale. Una dinamica che chiama in causa consapevolezza, pianificazione realistica e la capacità di dare valore anche a gesti minimi, misurabili, concreti.

Ma la vera domanda da porsi è un’altra: come uso il mio tempo? Se ci sentiamo sempre di corsa, forse il problema non è la quantità di tempo, ma la qualità delle decisioni con cui lo riempiamo. Magari pensiamo di non avere mai spazio per noi stessi, eppure passiamo un’ora ogni sera sui social o davanti alla TV. Quella è una scelta, consapevole o meno, che influenza il modo in cui viviamo. Lo stesso vale per il lavoro: dire di sì a tutto ci fa sembrare produttivi, ma spesso ci allontana da ciò che è davvero importante. Riprendere il controllo del tempo significa passare dalle intenzioni alle azioni, pianificare con realismo e accettare che non tutto andrà come previsto. Sempre Brucini: «Ad esempio sei minuti al giorno dedicati a un libro o dieci minuti di camminata contano più di un proposito rimandato all’infinito. Riflettere su queste micro-decisioni può risultare scomodo, ma è necessario. Solo così possiamo riprendere il controllo e tornare a usare il tempo come risorsa, non come scusa. Non serve più tempo: serve più consapevolezza su come lo usiamo».

La Rivoluzione della Gestione del Tempo: Scegliere, Non Incastrare

“Organizzazione” una forma elegante di affollamento? Per anni il paradigma è stato proprio così. Agende sempre più fitte, reminder che si moltiplicano, giornate trattate come Tetris emotivi in cui far stare tutto, comunque. Funziona? In apparenza sì. Nel lungo periodo, quasi mai. Perché ottimizzare il tempo non significa necessariamente usarlo bene.

Il punto di rottura sta qui: gestire il tempo non è valorizzarlo. È una distinzione sottile, ma decisiva. Stefania Brucini la mette a fuoco senza giri di parole, spostando il discorso dalla performance al significato. «Per me valorizzare il tempo è qualcosa di molto diverso dal gestirlo. Gestire il tempo significa cercare di far stare tutto dentro le giornate: ottimizzare, pianificare, incastrare. È utile, ma rischia di trasformarsi in una corsa senza fine».

Valorizzare, invece, implica una scelta. Anche una rinuncia. «Valorizzare il tempo, invece, è scegliere con consapevolezza che cosa merita di esserci dentro quelle giornate». Non è una questione di efficienza, ma di identità. «Non è solo questione di produttività, ma di senso e significato».

La domanda cambia tono, e peso: «Quello che sto facendo ha davvero valore per me? Mi rappresenta? Mi fa stare bene?». È qui che la gestione diventa vita vissuta. «Per me questo cambio di prospettiva è stato un punto di svolta, è ciò che mi ha cambiato la vita. Alla fine, valorizzare il proprio tempo significa dare un senso alla nostra vita e vivere allineati a ciò che siamo, non solo a ciò che dobbiamo fare».

logo del metodo Simple Tiny Shifts di Stefania Brucini

Simple Tiny Shifts: il metodo per superare la procrastinazione e agire subito

La procrastinazione non nasce dalla pigrizia. Nasce dalla sproporzione. Tra ciò che vorremmo fare e ciò che sentiamo di poter fare davvero. È lì, in quello spazio troppo ampio, che l’azione si inceppa. Il metodo Simple Tiny Shifts® (in inglese piccoli e semplici cambiamenti) lavora esattamente su questa frattura, riducendola fino a renderla attraversabile: «Si parte ida un principio opposto: ridurre la distanza tra intenzione e azione, rendendo il cambiamento talmente piccolo da essere immediatamente possibile. Un’azione di pochi minuti, ripetuta con costanza, cambia la percezione che abbiamo di noi stessi. E questo è il vero antidoto alla procrastinazione: non la forza di volontà, ma la fiducia di riuscire».

I micro-cambiamenti funzionano perché non promettono miracoli, ma continuità: «Funzionano perché sono credibili per la mente e sostenibili nel tempo». Il punto di partenza è sempre lo stesso: quando l’obiettivo è troppo grande, la motivazione iniziale si scontra presto con la fatica, gli imprevisti, la sensazione di non farcela. È in quel momento che il rimando diventa rifugio.

Con Simple Tiny Shifts® ribalta la logica: «Ridurre la distanza tra intenzione e azione, rendendo il cambiamento talmente piccolo da essere immediatamente possibile». Non è la forza di volontà a fare la differenza, ma qualcosa di più solido: «la fiducia di riuscire». Un’azione minima, ripetuta, costruisce coerenza e genera movimento.

Ogni passo diventa un rinforzo. Non un compromesso al ribasso, ma un innesco. Come nel pendolo di Newton: all’inizio sembra non succedere nulla, poi l’energia passa, invisibile, finché qualcosa si muove davvero. «Non servono gesti eclatanti, né tantomeno la perfezione». Serve iniziare. E restare.

Un corso di gestione del tempo trasformativo: dalla teoria alla pratica in sala

Il vero scarto, insomma, non avviene quando si capisce cosa fare, ma quando si decide come farlo, dentro una giornata che esiste davvero. È qui che l’incontro smette di essere racconto e diventa laboratorio. Non si resta sul piano delle idee: si entra nel merito delle scelte. Il punto di svolta arriva quando il cambiamento smette di apparire astratto o lontano e prende la forma di gesti concreti, sostenibili, collocati nel tempo reale di ciascuno.

Durante il primo appuntamento del Club della Salute il prossimo 15 gennaio 2025, ogni partecipante lavorerà su un obiettivo personale e lo tradurrà in micro-azioni precise e calendarizzate. È in quel passaggio, dall’intenzione al piano realistico, che il cambiamento inizia a funzionare. Non per motivazione, ma per struttura. Si lavorerà anche sulle priorità, con riflessioni operative che aiutano a distinguere ciò che ha valore da ciò che riempie soltanto l’agenda. Vedere nero su bianco cosa fare, quando e perché cambia la percezione: il cambiamento smette di pesare e diventa possibile.

«Ci saranno anche riflessioni molto pratiche sulle priorità, perché spesso non ci fermiamo mai a chiederci se ciò che riempie le nostre giornate conta davvero per noi», sottolinea Stefania Brucini. «Darò strumenti per capire se quello che stiamo facendo ha valore o se stiamo solo riempiendo il tempo, e per ritrovare la vera motivazione che permette di portare avanti un impegno con costanza».

È qui che si capisce che non serve forza di volontà. Servono metodo, chiarezza e continuità. Da quel momento, ogni piccola azione diventa una prova concreta che il processo è già in movimento.

La più semplice delle abitudini salutari: l’azione che resiste al caos

Tutti cercano l’abitudine perfetta. Quella che cambia tutto, che sistema le giornate, che rimette ordine nel corpo e nella testa. Ma la realtà, molto più concreta, dice altro: l’unica abitudine che funziona davvero è quella che non salta quando la giornata va storta. Non quando va bene, ma quando va male.
È da qui che parte il ragionamento di Stefania Brucini. Niente rivoluzioni, niente rituali complessi. Solo dieci minuti. Ogni giorno. «L’abitudine che consiglio sempre di iniziare è dedicare ogni giorno dieci minuti a sé stessi, in modo intenzionale. È impossibile non trovarli».

Il punto non è trovare tempo, ma sostituirlo. Basta guardare le impostazioni del telefono per capire dove se ne va una parte consistente delle nostre giornate. «Quindi la scusa del “non ho tempo” non regge più». La forza di questa abitudine sta nella sua neutralità: non importa quando, non importa cosa. Mattina o sera, stretching o lettura, scale al posto dell’ascensore o una passeggiata breve. «Basta farlo».

Dieci minuti non cambiano la giornata, ma cambiano la percezione di sé. Ed è qui che entra in gioco la domanda chiave del metodo Simple Tiny Shifts®: «Cosa posso fare oggi di piccolo, minuscolo ma semplice che mi avvicina al mio obiettivo?». È una domanda che non spaventa e non rimanda. Agisce.
Col tempo, quei dieci minuti crescono. «Non perché avremo trovato tempo come per magia, ma perché avremo capito che possiamo farlo». È così che il gesto minimo diventa struttura. Ed è così che il cambiamento smette di dipendere dalla motivazione e inizia a reggersi sulla realtà.

schema che spiega il funzionamento del concetto di ikigai

L’eredità giapponese: Ikigai e Kaizen a supporto delle nuove routine

Ikigai, Kaizen, Kodawari sono parole che in Occidente affascinano, ma spesso vengono fraintese. «Credo che i concetti giapponesi come Ikigai, Kaizen o Kodawari abbiano successo perché non sono teorie astratte, ma modi di vivere». In Giappone non servono definizioni: sono pratiche quotidiane.

Siamo noi, semmai, a trasformarli in formule. «Siamo noi, in Occidente, che abbiamo bisogno di dare nomi, schemi, formule». Il caso dell’Ikigai è emblematico. Online domina il celebre diagramma di Venn, una costruzione americana che promette la formula della felicità. Ma è una semplificazione fuorviante.

Stefania Brucini ne ha parlato direttamente con Ken Mogi, neuroscienziato e autore de Il piccolo libro dell’Ikigai. La sua risposta è netta: «In Giappone l’Ikigai non è una grande missione da scoprire, ma le piccole gioie quotidiane. Anche se nessuno ti riconosce, anche se non hai successo, se provi piacere e senso in ciò che fai, quello è il tuo Ikigai».

È una visione che sposta tutto: dal traguardo al gesto, dall’ambizione all’intenzione. L’Ikigai non si trova, si pratica. E qui si lega naturalmente al Kaizen, il miglioramento continuo, e al Kodawari, la cura per ciò che si fa anche quando nessuno guarda. «La qualità della nostra vita non dipende dalla quantità di ciò che facciamo, ma dal modo in cui scegliamo di farlo».
Da questa lettura nasce Simple Tiny Shifts®: piccoli gesti quotidiani, fatti con attenzione, capaci di trasformare l’ordinario in qualcosa che regge nel tempo.

Per concludere

Il cambiamento sostenibile non nasce dall’urgenza, ma dalla continuità. Non ha bisogno di clamore, ma di spazio. Dieci minuti al giorno sono sufficienti per iniziare a cambiare la direzione, senza stravolgere la vita.
Non servono promesse eroiche, serve metodo. E la semplicità, ancora una volta, si conferma la più efficace delle rivoluzioni.

BIO: Stefania Brucini è Productivity Coach, Designing Your Life Coach certificata (“Designing Your Life” è la metodologia sviluppata dai professori Bill Burnett e Dave Evans e insegnata nell’omonimo corso alla Stanford University)e Founder di Simple Tiny Shifts®, il metodo dei piccoli cambiamenti per superare la procrastinazione. Con oltre vent’anni di esperienza nel coordinamento di team ed eventi, aiuta professionisti e creativi a valorizzare il proprio tempo, chiarire obiettivi e ritrovare focus. Ha pubblicato per Sonzogno (2025) il libro “La forza nascosta dei piccoli cambiamenti”. Autrice dei podcast Valorizza il tuo tempo e Un passo al giorno, con più di quattro milioni di ascolti, integra filosofia giapponese e Design Thinking per rendere la produttività uno strumento di benessere e significato. Ha partecipato alla terza edizione dello Spettacolo della Salute nel 2024 a Milano.

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